Il decreto legge n.4/2022 (Decreto Sostegni ter) ha introdotto, come noto, alcune misure per il contenimento dei costi dell’energia elettrica.
Si tratta di un intervento normativo che – sebbene volto a rimediare a una problematica (l’aumento del prezzo dell’energia) assolutamente meritevole di tutela – presenta non pochi profili di criticità (ed aspramente criticato delle principali associazioni di categoria, ambientaliste, dei consumatori e dei produttori di energia rinnovabile, ndr).
Anzitutto, non è dato comprendere il motivo per cui il Governo abbia deciso di chiedere un contributo soltanto agli operatori titolari di impianti da fonti rinnovabili e non anche ai titolari di impianti inquinanti o di impianti le cui materie prime non hanno sofferto una fluttuazione del prezzo.
Altro elemento che desta perplessità è la decisione di assoggettare a prelievo tutti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili anche non incentivati, così ingenerando sfiducia negli investitori con il serio rischio di non centrare gli obiettivi previsti a livello euro-unitario di riduzione delle emissioni, nonché quelli previsti dal PNRR ai fini dell’ottenimento dei fondi UE.
Da ultimo, occorrerà valutare attentamente la legittimità dell’intervento con cui lo Stato – in distonia con i principi euro-unitari e costituzionali di riferimento – ha sostanzialmente fissato un prezzo calmierato dell’energia così regolando un mercato liberalizzato.
In questa prospettiva, peraltro, si trovano a essere incisi dai poteri del GSE anche operatori economici che non fruiscono, per propria scelta, di alcun incentivo, così trovandosi a essere oggetto di regolazione pur avendo optato per una soluzione di completo libero mercato.
(Fonti: https://www.qualenergia.it/articoli/decreto-sostegni-ter-inutile-stravolge-dinamiche-mercato-rischioso-per-paese/)