L’industria energivora assorbe tra i 60 e i 70 TWh l’anno sui circa 310 TWh di consumo nazionale complessivo pertanto attuare strategie di decarbonizzazione per abbattere questa quota è un obiettivo primario in termini di transizione energetica ed ecologica dell’Italia.
Ascoltando le parole pronunciate ieri alla Camera dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, si evincono alcuni strumenti su cui si fonda la strategia del Governo.
Energy release
Rispondendo a un’interrogazione in aula di Montecitorio il titolare del dicastero ha spiegato come, attraverso la misura dell’energy release, il Mase intenda promuovere investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile per le aziende ad alto consumo.
È il decreto, ricordiamo, che ha attuato il dl Energia 17/2022 (art. 16-bis), mettendo a disposizione delle imprese considerate prioritarie (clienti industriali interrompibili, Pmi e utenti delle isole) poco più di 16 TWh di elettricità da rinnovabili nella disponibilità del Gse.
Si era stabilito un prezzo fisso pari a 210 euro/MWh. Tuttavia, poiché il prezzo dell’energia elettrica è poi sceso ben sotto i 210 euro/MWh, il ministero è intervenuto per consentire alle imprese di ridurre e anche azzerare la quantità di energia assegnata con quel valore calmierato, senza pagare alcun corrispettivo al Gse.
Si è ancora in attesa di un altro intervento del governo per lanciare, come più volte annunciato, una nuova energy release, più in linea con gli attuali valori del mercato elettrico.
Transizione 5.0
E’ certamente uno degli interventi più significati degli ultimi anni destinato alle imprese italiane per l’autoproduzione e lo stoccaggio di energia rinnovabile. In attesa delle regole attuative, le imprese energivore sembrerebbero essere escluse. Il governo italiano sta dialogando con Bruxelles per capire se alcune attività industriali inquinanti, ora escluse dalle agevolazioni del nuovo piano Transizione 5.0, possano invece accedere ai benefici fiscali previsti dalla misura.
In particolare, contro l’esclusione, definita “incomprensibile”, delle attività legate all’Ets, si sono scagliate le industrie energivore dei comparti della carta, del vetro e di altri settori.
Hard to Abate
Altra indicazione di Pichetto Fratin arriva sul Fondo “hard to abate” che sostiene la riduzione dei costi energetici dei settori esclusi dall’allegato 1 alla comunicazione Ue 6400/2020 sul sistema Ets.
Attualmente sono in corso valutazioni sulla compatibilità di tale fondo nazionale con la normativa europea, ha riferito il ministro, e con le agevolazioni previste dagli altri Stati membri.
Da notare che tra i comparti esclusi dall’allegato 1 c’è la produzione di cemento che oggi è la seconda risorsa più consumata al mondo, con oltre 4 miliardi di tonnellate prodotte a livello globale ogni anno.
Questa situazione suggerisce che gli interventi sulla riduzione del costo energetico dovrebbero essere in qualche modo armonizzati con l’idea di facilitare l’abbattimento emissivo di un settore tanto importante.
Green conditionality
Il ministro ha infine spiegato alla Camera che a breve sarà adottato il decreto sulle “green conditionality”, cioè i vincoli di sostenibilità per gli energivori che intendono accedere alle misure di agevolazione previste dal decreto legge 131/2023.
In generale, come definito dalla delibera attuativa 619/2023/R/eel si tratta di svolgere e dare seguito alle diagnosi energetiche, investire nell’abbattimento delle emissioni e decarbonizzare i propri consumi elettrici attraverso fonti sostenibili.
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