Al Parlamento europeo è arrivato un doppio sì alla riforma di due direttive fondamentali per il futuro green: la direttiva sulle fonti rinnovabili, cosiddetta RED (Renewable Energy Directive) e quella con le misure di efficienza energetica.
Con 418 voti favorevoli, 109 contrari e 111 astensioni, la sessione plenaria di Strasburgo ha dato via libera al nuovo target sulle rinnovabili, che dovranno raggiungere il 45% dei consumi finali di energia al 2030. È il medesimo obiettivo sostenuto dalla Commissione Ue nel piano REPowerEU, precisa una nota del Parlamento.
Ricordiamo che il traguardo attuale è fermo al 32% in base alla direttiva vigente.
Approvati anche gli aggiornamenti della Energy Efficiency Directive (EED) con 469 voti favorevoli, 93 contrari e 82 astensioni: gli Stati membri, collettivamente, dovranno ridurre di almeno il 40% i consumi finali di energia entro il 2030 e di almeno il 42,5% i consumi di energia primaria, in confronto alle proiezioni del 2007.
Ciò corrisponde, rispettivamente, a un taglio di 740-960 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtoe, Million tonnes of oil equivalent); i diversi Paesi dovranno fissare contributi vincolanti nazionali con cui raggiungere tali obiettivi comunitari.
Per quanto riguarda le rinnovabili, sottolinea la nota di Strasburgo, la nuova direttiva stabilisce sotto-obiettivi per i differenti settori, come trasporti, edifici, teleriscaldamento.
Nei trasporti, in particolare, si punta a ridurre le emissioni del 16% grazie a un maggiore utilizzo di biocarburanti avanzati e di combustibili rinnovabili (di origine non biologica), idrogeno in primis. Ogni Stato membro poi dovrà sviluppare due progetti transfrontalieri (tre progetti per chi consuma più di 100 TWh/anno di elettricità), volti a espandere la produzione di energia elettrica rinnovabile.
La revisione di entrambe le direttive era prevista dal pacchetto “Fit for 55” presentato da Bruxelles a luglio 2021, che intende tagliare le emissioni di CO2 del 55% al 2030 a livello Ue.
Uno dei punti più controversi del voto riguardava la possibile esclusione delle biomasse legnose primarie dai target sulle rinnovabili e dai relativi sussidi.
Gli eurodeputati hanno infine approvato un pacchetto di emendamenti di compromesso: si prevede quindi un minore utilizzo del legno prelevato direttamente da boschi e foreste per la produzione energetica, con un cap complessivo di partenza che corrisponde alla media di utilizzo nel periodo 2017-2022.
Non è stata però ancora definita la traiettoria di riduzione al 2030; inoltre ci sono parecchie scappatoie, osserva in una nota la Partnership for Policy Integrity (organizzazione che promuove le politiche ambientali).
In particolare, la nuova definizione di biomasse legnose primarie non comprende diversi tipi di legname, che quindi potranno continuare a essere impiegati nelle centrali energetiche: ad esempio, la legna proveniente da boschi tagliati per la prevenzione degli incendi o da foreste colpite da disastri naturali.
Fonte articolo: QualEnergia.it on-line magazine