Non è vero che la transizione energetica verso le fonti rinnovabili sarà un salasso per famiglie e imprese.
Al contrario, accelerando gli investimenti nelle tecnologie pulite, per abbandonare più rapidamente l’utilizzo di carbone, gas e petrolio su scala globale, si potrà risparmiare una cifra enorme al 2050, stimata in 12 trilioni di dollari (12mila miliardi di $).
È la conclusione di un nuovo studio della Oxford University sui vantaggi di una decarbonizzazione rapida, dal titolo “Empirically grounded technology forecasts and the energy transition” (link in basso), pubblicato su Joule.
In sostanza, affermano i ricercatori, i costi delle tecnologie green – eolico, fotovoltaico, batterie, idrogeno verde, auto elettriche – scenderanno ancora moltissimo nei prossimi anni.
Il prof. Doyne Farmer, uno degli autori dello studio, parla di un “malinteso pervasivo” a proposito della tesi secondo cui il passaggio alle fonti energetiche pulite sarà troppo costoso e imporrà enormi sacrifici alle persone, alle industrie e ai governi di tutto il mondo.
“I costi delle energie rinnovabili sono in calo da decenni. Sono già più economici dei combustibili fossili in molte situazioni e la nostra ricerca mostra che negli anni a venire diventeranno più economici dei combustibili fossili in quasi tutte le applicazioni”.
E una transizione energetica accelerata renderà le rinnovabili più competitive ancora più velocemente.
Quindi gli autori sono convinti che realizzare un mix energetico a emissioni quasi zero entro il 2050 sia fattibile, eliminando i carburanti fossili e puntando tutto sulle tecnologie low carbon.
La loro analisi è basata esclusivamente sui parametri economici delle diverse tecnologie, senza nemmeno considerare gli extra costi associati alle fonti fossili, cioè i costi sanitari, sociali, ambientali, necessari per ripagare i danni dei disastri naturali e degli eventi estremi, la cui frequenza e intensità è in aumento a causa dei cambiamenti climatici; si veda anche Quanto costa realmente alla società ogni tonnellata emessa di CO2.
In altre parole, la maggiore competitività di un mix 100% rinnovabile si otterrebbe anche tralasciando i benefici economici dei costi evitati grazie alle energie pulite.
La novità di questo studio è che ha usato un modello probabilistico, al fine di stimare i costi di futuri mix energetici sulla base dei dati reali passati (45 anni di dati sui costi del fotovoltaico, 37 per l’eolico e 25 per le batterie, si spiega).
Secondo il modello, in pratica, le probabilità di ulteriori riduzioni dei costi per le rinnovabili sono così alte, che oggi la nostra scommessa migliore è spingere sulla transizione green.
Se invece continueremo a puntare su un mix economico-energetico incentrato sui combustibili fossili, perderemo migliaia di miliardi di dollari, perché tale mix sarà assai più oneroso da sostenere sul medio-lungo termine.
Rupert Way, principale autore della ricerca, sottolinea che i modelli passati hanno sovrastimato molte volte i costi delle rinnovabili. Non a caso, fino a pochi anni fa, uno scenario net-zero era considerato a malapena credibile.
Ora invece la possibilità di azzerare le emissioni entro metà secolo è diventata molto più concreta: non solo da un punto di vista tecnico-tecnologico, come evidenziano diversi studi scientifici, ma anche economico.
Interessante notare che anche la Iea (International energy agency), nel suo ultimo rapporto Breakthrough Agenda, evidenzia che la transizione accelerata verso le rinnovabili permette di ridurre ulteriormente i costi delle principali tecnologie verdi.
D’altronde, lo stesso direttore della Iea, Fatih Birol, in diverse occasioni ha rimarcato che le rinnovabili sono la soluzione alla crisi energetica e che occorre aumentare progetti e investimenti in questa direzione.
Fonte articolo: web magazine QualEnergia.it