La chiusura delle prima procedura, con il termine delle domande che scadeva lo scorso 27 ottobre, non segna di certo la fine degli incentivi per il bando Parco Agrisolare del Pnrr, cioè la misura che incentiva il fotovoltaico sugli edifici delle aziende del settore agricolo. Ci saranno altre chiamate ad aderire distribuite sui prossimi due-tre anni.
L’obiettivo è infatti di assegnare ogni anno circa il 30% delle risorse. Ancora non sono stati resi pubblici i dati sulla partecipazione alla prima finestra, ma numeri non ufficiali diffusi da Confagricoltura dicono che sono state presentate domande per circa il 35% delle risorse disponibili, di cui 36% al Sud.
I fondi complessivi a disposizione, come noto, ammontano a 1,5 miliardi di euro complessivi, per sviluppare almeno 375 MW di nuovi impianti FV, secondo il target indicato nel bando, con almeno il 40% dei fondi destinato a progetti al meridione.
I tempi delle prossime procedure, come pure eventuali aggiustamenti al regolamento, saranno decisi assieme al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf).
Già nelle settimane scorse, ricordiamo, il Mipaaf aveva pubblicato la versione aggiornata del Regolamento operativo e dei Codici Ateco per il bando oltre a delle nuove Faq.
Ricordiamo che a questi i nuovi incentivi per il fotovoltaico su tetto in agricoltura si affiancheranno quelli per l’agrovoltaico a terra: qui a disegnare la misura è l’ex MiTE, ora ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, e sappiamo che il decreto è in fase di stesura, ma non ci sono certezze sui tempi, salvo l’obiettivo temporale del Pnrr, di avere appalti assegnati entro dicembre 2024.
Obiettivi e budget
La platea dei destinatari del bando Parco Agrisolare comprende sia le aziende attive nel settore della produzione agricola primaria che quelle impegnate nella trasformazione dei prodotti agricoli, sia che la trasformazione consista in altri prodotti agricoli che in prodotti non agricoli.
Alle prime andrà il grosso dei contributi, pari a 1,2 i miliardi di euro sugli 1,5 complessivi mentre alle aziende di trasformazione andranno complessivamente 300 milioni, suddivisi equamente fra i comparti di trasformazione in prodotti finali agricoli e non agricoli. Almeno il 40% delle risorse sarà destinato a progetti nel meridione: in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia
Ricordiamo che la misura mira a sostenere gli investimenti in strutture produttive agricole, zootecniche e agroindustriali per diffondere il fotovoltaico sui tetti agricoli, sostituire i tetti esistenti, anche in amianto, con tetti nuovi isolati, creare sistemi automatizzati di ventilazione e/o di raffreddamento e sistemi di gestione intelligente dei flussi energetici e degli accumulatori di energia.
Fotovoltaico, calcolo consumi e massimali
Per essere incentivato, un impianto fotovoltaico dovrà essere di nuova costruzione e con potenza complessiva compresa fra 6 e 500 kWp. Nella versione attuale del bando sono ammessi solo gli impianti fotovoltaici il cui obiettivo è soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda (cosa discutibile e che le associazioni del settore chiedono sia cambiata). Ciò vuol dire che la capacità produttiva solare non deve superare il consumo medio annuo combinato di energia termica ed elettrica dell’azienda agricola, compreso quello familiare.
Il Gse, da parte sua, fornisce una formula per calcolare l’energia elettrica equivalente alle quantità di combustibile utilizzati per soddisfare il fabbisogno termico dell’azienda. Da notare che, in ogni caso, l’energia elettrica equivalente derivante dal consumo di energia termica non potrà superare i consumi elettrici propriamente detti dell’azienda.
In altre parole, se, per esempio, un’azienda consuma 7.000 kWh di energia elettrica, anche se il suo consumo termico corrispondesse a 11.000 kWhe, per la soddisfazione dei propri bisogni termici l’azienda potrebbe chiedere un contributo massimo pari a solo ulteriori 7.000 kWhe. La vendita di energia elettrica alla rete è consentita purché sia rispettato il limite di autoconsumo annuale.
La spesa massima ammissibile per singola proposta, interventi complementari compresi, non può superare i 750mila euro, anche se un singolo beneficiario può richiedere l’accesso al contributo per più progetti, purché la spesa complessiva riferita allo stesso soggetto non ecceda 1 milione di euro.
Le spese ammissibili per un impianto fotovoltaico sono 1.500 €/kWp, per un sistema di accumulo sono 1.000 €/kWh con un massimale di 50mila euro, mentre per i dispositivi di ricarica per la mobilità sostenibile sono previsti limiti di 1.500 euro per wallbox di potenza complessiva non superiore a 22 kW; di 4.000 euro per colonnine di ricarica di potenza complessiva sempre non superiore ai 22 kW; e di 250 €/kW, fino a un massimo di 15mila euro, per l’installazione di dispositivi di ricarica di potenza complessiva superiore a 22 kW.
Tetti
Congiuntamente alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico, è possibile attuare uno o più interventi complementari di riqualificazione edile ed energetica della copertura del manufatto sul quale il fotovoltaico è installato.
Gli interventi complementari ammissibili sono la rimozione e smaltimento dell’amianto/eternit dai tetti, la realizzazione dell’isolamento termico dei tetti e la realizzazione di un sistema di aerazione connesso alla sostituzione del tetto (intercapedine d’aria).
Per la realizzazione di uno o più interventi complementari congiuntamente alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico è possibile richiedere un contributo aggiuntivo, fino a un limite di spesa pari a 700 €/kWp, comprensivi dei costi di approntamento cantiere e direzione lavori.
Quote di spesa incentivabili
La quota massima incentivabile è pari al 50% delle spese ammissibili per gli interventi da realizzare nelle regioni svantaggiate indicate sopra e pari al 40% delle spese ammissibili per le altre regioni.
Da notare che per gli interventi da realizzare nelle aziende attive nel settore della produzione primaria, l’intensità del contributo può essere maggiorata di 20 punti percentuali nel caso in cui il beneficiario sia un giovane agricoltore o un agricoltore insediato nei cinque anni precedenti la data della domanda di aiuto oppure la zona interessata rientri negli elenchi delle aree soggette a vincoli naturali significativi.
Inoltre, per gli interventi da realizzare nelle aziende attive nel settore della trasformazione di prodotti agricoli in non agricoli, indipendentemente dalla regione di appartenenza, l’intensità massima dell’incentivo è pari invece al 30% delle spese ammissibili
Anche in questo caso, però, il contributo può essere maggiorato di 20 punti percentuali per le piccole imprese (meno di 50 persone, fatturato annuo e/o un totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro), di 10 punti percentuali per le medie imprese (meno di 250 persone, fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro e/o il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro) e di 15 punti percentuali per investimenti effettuati in zone assistite.
Fonte articolo: on-line magazine QualEnergia.it